28/05/10

Il Tar getta un'ombra sul consiglio regionale

di Andrea Cuomo
Da "Il Giornale" del 07.05.2010 - Consiglio regionale, un mese di incertezza. Anzi no. Il Tar del Lazio ha rinviato al prossimo 10 giugno la decisione sui ricorsi con i quali il Movimento per la difesa del Cittadino e alcuni consiglieri del Pd guidati dall’ex vicepresidente della giunta Esterino Montino hanno chiesto l’annullamento dell’aumento dei consiglieri regionali dal 70 più il presidente a 73. I tre seggi in discussione sono quelli ulteriori attribuiti alla lista del neopresidente della Regione Renata Polverini nelle circoscrizioni di Latina e Frosinone e al Pdl nella circoscrizione di Viterbo per garantire il premio di maggioranza ma in violazione dello statuto regionale. La discussione dei ricorsi in camera di consiglio, davanti alla II sezione bis del Tar del Lazio, era prevista per ieri, ma i legali del Pdl hanno ottenuto un rinvio della discussione nel merito perché sono ancora in fase di notifica i loro atti d’intervento. Che conseguenze avrà questo rinvio sull’attività del consiglio regionale? Secondo Renata Polverini nessuna: «Non credo che potrà creare alcun problema», garantisce la neopresidente. Che aggiunge: «I giudici hanno bisogno del tempo da dedicare a questa questione». Non è dello stesso avviso invece Gianluigi Pellegrino, legale del Pd e di Montino, che si augura che «sulla scia della correttezza istituzionale, il prossimo 12 maggio, quando è stato convocato il primo consiglio regionale rinnovato, si evitino delibere importanti per le quali sarebbero decisivi i 3 seggi in più assegnati alla lista Polverini e al Pdl e la cui assegnazione noi contestiamo. Penso, per esempio, alla fase dell’elezione del presidente dell’assemblea». Il rischio infatti, secondo il legale, è che «in caso ci fossero deliberazioni importanti, qualora il Tar accogliesse come noi crediamo il nostro ricorso, tali atti sarebbero travolti con grave danno per le istituzioni. L’auspicio sarebbe un rinvio del primo Consiglio regionale, o quantomeno il rinvio di ogni decisione in attesa della sentenza del Tar». Ad attendere con ansia la sentenza del Tar era anche l’Udc, che si troverebbe, in caso di ritorno a 70 consiglieri, a fare da ago della bilancia in consiglio: la situazione sarebbe infatti di 35 consiglieri (più il presidente) del Pdl, sei dell’Udc e 29 del Pd. Ma anche in questo caso Polverini ostenta sicurezza: «A prescindere dalla sentenza l’Udc entrerà comunque in giunta». Intanto il Pdl ha presentato al Tar una richiesta di rinuncia «per sopravvenuta carenza d’interesse» al ricorso contro l’esclusione della lista provinciale dalla competizione del 28 e 29 marzo scorsi. È stata invece rinviata al 21 ottobre la discussione nel merito di altri ricorsi: quello del consigliere regionale uscente del Pdl, Fabio Desideri, contro la non ammissione della lista Pdl Roma; quello della lista «Carlo Taormina-Lega Italia-Fronte Verde» contro la ricusazione della lista e per chiedere l’annullamento del decreto di indizione delle elezioni; e quello della lista «Viva l’Italia» per contestare il decreto di indizione delle elezioni; e quello del listino regionale Roberto Fiore Presidente a sostegno della candidatura del leader di Forza Nuova. Il rinvio è stato motivato dalla necessità espressa dai legali dei ricorrenti di impugnare, con «motivi aggiunti» al loro ricorso principale, la proclamazione degli eletti al Consiglio regionale del Lazio.

05/05/10

Vincenzo Galizia: "una strada di Roma per Bobby Sands"


Roma, 05.05.10 - “Chiediamo al sindaco di Roma Gianni Alemanno di dedicare una strada della Capitale, al martire della libertà irlandese Bobby Sands”, è l'appello lanciato da Vincenzo Galizia, presidente nazionale del movimento “Fronte Verde Ecologisti Indipendenti”, nell'anniversario della morte del patriota irlandese. “Da anni m batto, perché a Bobby Sands venga dedicata una via di Roma, per ricordare il suo estremo sacrificio, in nome della libertà e dell'unità d'Irlanda e del suo popolo” dichiara Galizia che continua "Sindaco, per una città con la storia millenaria di Roma, ospitare una via che porti il nome di questo eroico ragazzo, sarebbe un grande onore" conclude la nota del leader degli ecologisti del Fronte Verde.

Bobby Sands, perdere la vita per conquistare la Libertà

di Vincenzo Galizia



Il 5 maggio 1981, nell’infermeria del carcere di Long Kesh, il ventisettenne patriota irlandese, Robert “Bobby” Sands, moriva, dopo 65 giorni di sciopero della fame. Il piccolo Robert, aveva vissuto i suoi primi anni d’infanzia, insieme alla sua famiglia, in un quartiere protestante, di Belfast Est, dove giocava a rugby con dei ragazzi protestanti, che lo soprannominarono “Bobby”, e dove il piccolo ragazzo cattolico, vedeva nei poliziotti inglesi degli eroi. Successivamente, si trasferirono a Twinbrook, un quartiere cattolico nato intorno alla chiesa di San Luca. Attraverso i racconti di sua madre Rosaleen, il giovane Robert, cominciò ad avere dei dubbi su i suoi presunti “eroi” e a capire la difficile esistenza dei cattolici nell’Irlanda del Nord, ecco come Bobby, la descrive nei suoi diari: “Mia madre mi raccontava le retate di prigionieri politici, gli assalti armati, i morti, o le incursioni all’alba, con l’avvento della televisione però, i racconti di mia madre furono sostituiti dalle immagini. Le mie idee si confusero: i cattivi descritti da lei erano sempre i miei eroi televisivi: i soldati inglesi lottavano per la giustizia e i poliziotti erano invariabilmente bravi ragazzi. Da piccolo io mitizzai le loro gesta e li imitai nei miei giochi infantili. A scuola imparai la storia, ma era sempre storia inglese. Poi cominciai a chiedermi perché non insegnavano mai la storia del mio paese, l’Irlanda”. Nel 1968, cominciò a cambiare qualcosa nella vita di Bobby, il contenuto dei telegiornali mutò e notò come gli “agenti speciali” caricavano la folla per le strade, bastonando e perseguitando gente come loro. Nell’agosto del 1969, la violenza scoppiò nelle strade e il suo quartiere, sembrò colpito da un “uragano” come lui disse. Ritorniamo al suo diario che è molto eloquente su questo periodo: “Arrivarono gli "speciali" seguiti da orde di "orangisti" inferociti, e invadevano le nostre strade, sparavano, incendiavano, saccheggiavano, uccidevano. Non c’era nessuno a difenderci, allora, a parte i "ragazzi" , come mio padre chiamava gli uomini che proteggevano il quartiere con poche armi antiquate. Poco dopo apparvero per le strade strane persone, voci, facce, sotto forma dei soldati britannici. Non li consideravo più gli eroi della mia infanzia." Ed è qua che Bobby, diciottenne, decise di arruolarsi tra i “provos” (l’ala più estremista dell’IRA). Nel suo diario lo ricorda così: “Con mia sorpresa i miei ex compagni di scuola e i miei vicini divennero i miei camerati e mi aprirono le loro case e i loro cuori. Imparai subito che senza l’appoggio della popolazione i repubblicani non avrebbero mai potuto sopravvivere. Nel ’71 passai il mio ultimo Natale a casa.” Nell’autunno del 1972, poco più che diciannovenne, fu arrestato, condannato a tre anni e mezzo di reclusione per possesso di armi. Nel 1976 quando fu rilasciato, Bobby, era più che mai deciso a battersi per la libertà del suo Paese. Purtroppo sei mesi dopo, ebbe la sfortuna di essere di nuovo catturato, dopo un violento scontro a fuoco. Che nel suo diario lo ricorda così: “Lo choc del mio nuovo arresto fu enorme per i miei familiari, ma soprattutto per mia moglie Geraldine che era incinta di quattro mesi. Fui ritenuto colpevole e condannato ad altri quindici anni. Il giorno dopo in carcere mi denudai e mi sedetti sul pavimento freddo della cella per protesta contro l’inumanità della galera". Bobby era solo un giovane ragazzo di ventitre anni, quando varcò per la seconda volta l’ingresso del carcere di Maze; era ancora molto giovane ma già portava su di se i segni indelebili delle vessazioni e delle lotte. Cominciò lo sciopero della fame il 1 marzo 1981 e morì 65 giorni dopo nell’infermeria della prigione di Long Kesh. Era il 5 maggio 1981. Dopo di lui altri nove volontari della lotta per la liberazione irlandese lo seguiranno: il 12 maggio muore Francis Hughes, il 21 dello stesso mese Raymond McResh e Patsy O’Hara, l’8 luglio Joe McDonnel, il 1 agosto Martin Hurson e Kevin Lynch, il giorno dopo Kieron Doherty, l’8 agosto Thomas McElwee, il 20 dello stesso mese Micky Devine. Il 3 ottobre, dopo 217 giorni dall’inizio della protesta, lo sciopero della fame cessò: la commozione era divenuta semplice routine, l’indifferenza rischiava di vincere sulla sublimazione. Dopo tre giorni il Governo Inglese decise di accettare, almeno in parte, le richieste dei detenuti. Ecco quello che scrisse sul suo diario in carcere, Bobby Sands, il giorno della festa di San Patrizio, mercoledì 17 marzo, un testamento spirituale lasciato in memoria ai combattenti cattolici irlandesi e al mondo intero, sul tirannico oppressore inglese in Irlanda del Nord. “Oggi è la festa di San Patrizio e come al solito niente di notevole. Sono stato a messa. Con i capelli tagliati stavo meglio. Non conoscevo il prete che ha detto la messa. Gli inservienti distribuivano il cibo a tutti quelli che tornavano da messa.Hanno provato a darmi un piatto pieno. Me l’hanno messo sotto il naso, ma io ho tirato dritto come se non ci fossero. Oggi ho ricevuto due giornali e, piacevole novità, c’era l’Irish News. Ad ogni modo ricevo tutte le notizie dai ragazzi. Ho visto uno dei dottori questa mattina, un tipo sbarbato. Mi sfibra. Il mio peso è di 57,50 Kg. Nessuna lamentela. Il governatore è venuto da me e mi ha detto aspramente: "Vedo che stai leggendo un libro breve. Meglio così, se fosse lungo non ci riusciresti a finirlo". Ecco che gente sono. Maledetti! Non importa. E’ stata una giornata lunga. Pensavo allo sciopero della fame. La gente dice tante cose del corpo, ma non vi fidate. Io penso che ci sia davvero una specie di lotta. Prima il corpo non accetta la mancanza di cibo e soffre per la tentazione del cibo e per altri fattori che lo tormentano in continuazione. Il corpo reagisce, naturalmente, ma alla fine della giornata tutto ritorna alla considerazione primaria, cioè alla mente. La mente è la cosa più importante. Se non hai una mente forte per resistere a tutto non ce la fai. Ti manca ogni spirito combattivo. Ma da dove ha origine questa forza mentale? Forse dal desiderio di libertà, ma non è proprio certo che venga di lì. Se non riescono a distruggere il desiderio di libertà non possono stroncarti. Non mi stroncheranno perché il desiderio di libertà e la libertà del popolo irlandese mi stanno nel cuore. Verrà il giorno in cui tutto il popolo irlandese avrà il desiderio di libertà. Sarà allora che vedremo sorgere la luna.


Tiochfaid ar là
(Il nostro giorno verrà)

04/05/10

Vincenzo Galizia: "Vergognose le parole di Gasparri su Facchetti"

Fonte: FcInterNews
Roma, 04.05.10 - “Sono vergognose e senza senso le dichiarazioni del Sen. del Pdl Gasparri, su un grande uomo come Giacinto Facchetti”, dichiara Vincenzo Galizia, presidente nazionale del movimento politico ambientalista “Fronte Verde Ecologisti Indipendenti” tifoso interista. “Non è colpa dell’Inter se i tifosi della Lazio hanno tifato per i nerazzurri così come trovo senza senso e vergognose le dichiarazioni di Gasparri sulle telefonate di Facchetti. Gettando ombre su una figura limpida ed onesta come Facchetti, impossibilitato a difendersi, un uomo che è stato un mito sia come sportivo che come persona”.

01/05/10

CO2, Fronte Verde: "CdM premia le centrali più inquinanti"

Roma, 30.04.10 - Il Consiglio dei Ministri ha approvato una soluzione che permette di soddisfare le richieste di assegnazione delle quote di CO2, a titolo gratuito, per gli operatori energetici ed industriali, per impianti entrati in funzione nel 2009, che complessivamente superano la quota prevista nel Piano Nazionale di assegnazione delle emissioni. In merito è intervenuto in una nota Vincenzo Galizia Presidente nazionale del Fronte Verde Ecologisti Indipendenti che dichiara: "questa soluzione è un premio dato dal Governo proprio alle centrali più inquinanti, che di fatto va contro gli obiettivi dichiarati dalla direttiva europea in materia di gas serra. L'ennesimo stop dall'Italia al tentativo di ridurre l'emissione dei gas serra".