25/05/08

Nucleare, Vincenzo Galizia: scelta sbagliata

Roma, 23.05.08 - Il movimento Fronte Verde tramite il Presidente nazionale Vincenzo Galizia sull'annuncio del piano nucleare avanzato dal governo Berlusconi, ha dichiarato: "Il Fronte Verde è nettamente contrario al nucleare in Italia. Un ritorno che come un'ombra tetra e minacciosa si allunga sempre più in questi giorni, dopo le dichiarazioni di Scajola e di Berlusconi." Dichiara il leader del Fronte Verde che continua: "come abbiamo già sostenuto la settimana scorsa, il ritorno al nucleare, è un netto passo indietro non guardando al futuro. Oggi in tutto il mondo, dall'Agenzia internazionale per l'energia all'Unione Europea, si riconosce come prioritaria la realizzazione di una politica di efficienza energetica in tutti i settori d'attività e lo sviluppo di energie rinnovabili come le biomasse, l'eolico e il solare, che soprattutto i paesi del Mediterraneo stanno portando avanti. Mentre paesi come la Germania, la Spagna, la Svezia e l'Olanda chiudono con il nucleare, proponendo risparmio ed efficienza energetica, rinnovabili e nuove tecnologie legate all'idrogeno." Galizia conclude: "La campagna nucleare di Berlusconi è un vero e proprio salto nel buio. Il nucleare non potrà inoltre, essere la soluzione alla dipendenza energetica italiana, anche perché non possediamo l'uranio. Gli eventuali impianti di nuova generazione ventilati dal governo, saranno pronti come sostengono gli esperti tra oltre dieci anni, divenendo di fatto obsoleti quando saranno in funzione. Per finire visto come non siamo stati in grado di sistemare i rifiuti di Napoli e dintorni, mi chiedo che fine farebbero le scorie nucleari? Necessario per l'Italia è quindi sviluppare senza perdere più tempo, i settori delle fonti rinnovabili e del risparmio energetico e delle nuove tecnologie legate all'idrogeno." (Politicanotizie)

06/05/08

Roma, Vincenzo Galizia: Alemanno dedichi una via al martire Bobby Sands

Roma, 05.05.08 - "Sindaco Alemanno dedichi una via della Capitale al martire della libertà irlandese Bobby Sands" è l'appello lanciato da Vincenzo Galizia Presidente nazionale del Fronte Verde, nell'anniversario della morte del patriota irlandese Bobby Sands, al neo Sindaco di Roma Gianni Alemanno. "Da anni mi batto perché al patriota Sands venga dedicata una via di Roma, per ricordare il suo estremo sacrificio, in nome della libertà e dell'unità d'Irlanda" dichiara Galizia che continua "per una città con la storia millenaria di Roma, ospitare una via che porti il nome di questo eroico ragazzo, sarebbe un grande onore."

05/05/08

Bobby Sands, perdere la vita per conquistare la Libertà

di Vincenzo Galizia

Il 5 maggio 1981, nell’infermeria del carcere di Long Kesh, il ventisettenne patriota irlandese, Robert “Bobby” Sands, moriva, dopo 65 giorni di sciopero della fame. Il piccolo Robert, aveva vissuto i suoi primi anni d’infanzia, insieme alla sua famiglia, in un quartiere protestante, di Belfast Est, dove giocava a rugby con dei ragazzi protestanti, che lo soprannominarono “Bobby”, e dove il piccolo ragazzo cattolico, vedeva nei poliziotti inglesi degli eroi. Successivamente, si trasferirono a Twinbrook, un quartiere cattolico nato intorno alla chiesa di San Luca. Attraverso i racconti di sua madre Rosaleen, il giovane Robert, cominciò ad avere dei dubbi su i suoi presunti “eroi” e a capire la difficile esistenza dei cattolici nell’Irlanda del Nord, ecco come Bobby, la descrive nei suoi diari: “Mia madre mi raccontava le retate di prigionieri politici, gli assalti armati, i morti, o le incursioni all’alba, con l’avvento della televisione però, i racconti di mia madre furono sostituiti dalle immagini. Le mie idee si confusero: i cattivi descritti da lei erano sempre i miei eroi televisivi: i soldati inglesi lottavano per la giustizia e i poliziotti erano invariabilmente bravi ragazzi. Da piccolo io mitizzai le loro gesta e li imitai nei miei giochi infantili. A scuola imparai la storia, ma era sempre storia inglese. Poi cominciai a chiedermi perché non insegnavano mai la storia del mio paese, l’Irlanda”. Nel 1968, cominciò a cambiare qualcosa nella vita di Bobby, il contenuto dei telegiornali mutò e notò come gli “agenti speciali” caricavano la folla per le strade, bastonando e perseguitando gente come loro. Nell’agosto del 1969, la violenza scoppiò nelle strade e il suo quartiere, sembrò colpito da un “uragano” come lui disse. Ritorniamo al suo diario che è molto eloquente su questo periodo: “Arrivarono gli "speciali" seguiti da orde di "orangisti" inferociti, e invadevano le nostre strade, sparavano, incendiavano, saccheggiavano, uccidevano. Non c’era nessuno a difenderci, allora, a parte i "ragazzi" , come mio padre chiamava gli uomini che proteggevano il quartiere con poche armi antiquate. Poco dopo apparvero per le strade strane persone, voci, facce, sotto forma dei soldati britannici. Non li consideravo più gli eroi della mia infanzia." Ed è qua che Bobby, diciottenne, decise di arruolarsi tra i “provos” (l’ala più estremista dell’IRA). Nel suo diario lo ricorda così: “Con mia sorpresa i miei ex compagni di scuola e i miei vicini divennero i miei camerati e mi aprirono le loro case e i loro cuori. Imparai subito che senza l’appoggio della popolazione i repubblicani non avrebbero mai potuto sopravvivere. Nel ’71 passai il mio ultimo Natale a casa.” Nell’autunno del 1972, poco più che diciannovenne, fu arrestato, condannato a tre anni e mezzo di reclusione per possesso di armi. Nel 1976 quando fu rilasciato, Bobby, era più che mai deciso a battersi per la libertà del suo Paese. Purtroppo sei mesi dopo, ebbe la sfortuna di essere di nuovo catturato, dopo un violento scontro a fuoco. Che nel suo diario lo ricorda così: “Lo choc del mio nuovo arresto fu enorme per i miei familiari, ma soprattutto per mia moglie Geraldine che era incinta di quattro mesi. Fui ritenuto colpevole e condannato ad altri quindici anni. Il giorno dopo in carcere mi denudai e mi sedetti sul pavimento freddo della cella per protesta contro l’inumanità della galera". Bobby era solo un giovane ragazzo di ventitre anni, quando varcò per la seconda volta l’ingresso del carcere di Maze; era ancora molto giovane ma già portava su di se i segni indelebili delle vessazioni e delle lotte. Cominciò lo sciopero della fame il 1 marzo 1981 e morì 65 giorni dopo nell’infermeria della prigione di Long Kesh. Era il 5 maggio 1981. Dopo di lui altri nove volontari della lotta per la liberazione irlandese lo seguiranno: il 12 maggio muore Francis Hughes, il 21 dello stesso mese Raymond McResh e Patsy O’Hara, l’8 luglio Joe McDonnel, il 1 agosto Martin Hurson e Kevin Lynch, il giorno dopo Kieron Doherty, l’8 agosto Thomas McElwee, il 20 dello stesso mese Micky Devine. Il 3 ottobre, dopo 217 giorni dall’inizio della protesta, lo sciopero della fame cessò: la commozione era divenuta semplice routine, l’indifferenza rischiava di vincere sulla sublimazione. Dopo tre giorni il Governo Inglese decise di accettare, almeno in parte, le richieste dei detenuti. Ecco quello che scrisse sul suo diario in carcere, Bobby Sands, il giorno della festa di San Patrizio, mercoledì 17 marzo, un testamento spirituale lasciato in memoria ai combattenti cattolici irlandesi e al mondo intero, sul tirannico oppressore inglese in Irlanda del Nord. “Oggi è la festa di San Patrizio e come al solito niente di notevole. Sono stato a messa. Con i capelli tagliati stavo meglio. Non conoscevo il prete che ha detto la messa. Gli inservienti distribuivano il cibo a tutti quelli che tornavano da messa.Hanno provato a darmi un piatto pieno. Me l’hanno messo sotto il naso, ma io ho tirato dritto come se non ci fossero. Oggi ho ricevuto due giornali e, piacevole novità, c’era l’Irish News. Ad ogni modo ricevo tutte le notizie dai ragazzi. Ho visto uno dei dottori questa mattina, un tipo sbarbato. Mi sfibra. Il mio peso è di 57,50 Kg. Nessuna lamentela. Il governatore è venuto da me e mi ha detto aspramente: "Vedo che stai leggendo un libro breve. Meglio così, se fosse lungo non ci riusciresti a finirlo". Ecco che gente sono. Maledetti! Non importa. E’ stata una giornata lunga. Pensavo allo sciopero della fame. La gente dice tante cose del corpo, ma non vi fidate. Io penso che ci sia davvero una specie di lotta. Prima il corpo non accetta la mancanza di cibo e soffre per la tentazione del cibo e per altri fattori che lo tormentano in continuazione. Il corpo reagisce, naturalmente, ma alla fine della giornata tutto ritorna alla considerazione primaria, cioè alla mente. La mente è la cosa più importante. Se non hai una mente forte per resistere a tutto non ce la fai. Ti manca ogni spirito combattivo. Ma da dove ha origine questa forza mentale? Forse dal desiderio di libertà, ma non è proprio certo che venga di lì. Se non riescono a distruggere il desiderio di libertà non possono stroncarti. Non mi stroncheranno perché il desiderio di libertà e la libertà del popolo irlandese mi stanno nel cuore. Verrà il giorno in cui tutto il popolo irlandese avrà il desiderio di libertà. Sarà allora che vedremo sorgere la luna.


Tiochfaid ar là
(Il nostro giorno verrà)